I Casual Games

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cecevswade
view post Posted on 12/9/2009, 11:26     +1   -1




Avvicinarci al concetto di casual è un lavoro tendenzialmente contraddittorio e ancora neutro di particolari etichette. Per definizione il casual game è definito come una particolare tipologia di videogiochi fruiti da un pubblico di età superiore alla media e soprattutto di sesso femminile (almeno in percentuale) che non richiedono né particolari esperienze nel settore né delle grosse capacità a interfacciarsi al prodotto in questione.
Tuttavia la faccenda è più complessa del previsto, in quanto il genere sotto analisi è spesso bistrattato, infangato da un'utenza forte delle attitudini sviluppati nei “titoli che contano”. Questa tendenza è sfociata poi nella (teorica) suddivisione del pubblico, tra gli estimatori di questa nuova possibilità di gioco, definiti “casual gamers”, e i suoi detrattori, denominati “hardcore gamers”, portatori del vessillo dei giochi che non perdonano inesperienze. La diatriba, come vedremo, in realtà pone giochi e giocatori in due livelli distinti.

Non chiamateli giochini
Sembrerà strano, ma il primo gioco che rispetta i canoni “casual” è il solitario di Microsoft, considerato dai più come il Big Bang del fenomeno che, in modo analogo all’universo, sembra espandersi senza sosta. Una svolta decisiva dell’ultima generazione l’ha sicuramente data l’accoppiata Nintendo Wii/Ds che ha contribuito ad espandere un mercato fin troppo stagnante. Non a caso, ritengo che dietro ad un concetto così apparentemente banalotto si celi un passo in avanti per il riconoscimento del nostro medium preferito. Più che altro con l’affermazione di produzioni “poco impegnate” si manifestano due conseguenze dai notevoli risvolti. Da un lato il medium videoludico smette di essere divinizzato esclusivamente da una confraternita di eletti che, rinchiusi nei loro angusti spazi, si sentono gli unici degni portatori di un linguaggio “giocoso” ma dall’altro proprio la stessa democratizzazione del prodotto rischia di cadere così tanto nell’eccesso da orientare in maniera fin troppo rigida il mercato. Se è vero dunque che avvicinare un’opera interattiva a una tipologia di persone che si sente impaurita e spiazzata di fronte a una console di ultima generazione favorisce la tanto agognata accettazione del nostro passatempo preferito, da un’altra ottica il numero esponenziale di persone che si educano a questo tipo linguaggio corrispondono a dindini sonanti per la visione delle aziende alla ricerca di un guadagno costante. Non ci meravigliamo dunque neanche più di fronte al millesimo capitolo di Giulia Passione o a riprovevoli opere messe su da sviluppatori che ritengono che un gioco casual corrisponda a pochi sforzi e accortenze. Spesso è il forte lavoro pubblicitario dietro o lo stesso nome a trascinare le vendite (si vedano i tantissimi tie-in di bassa lega), ma ciononostante questo non deve essere un pretesto per l’hardcore gamers per puntare il dito contro ogni titolo che non preveda fiotti di sangue e proiettili sonanti.

Giochi casuali o casualmente giocatori?
Introduciamo dunque la differenza sostanziale tra il gioco casual e il giocatore casual. Del primo abbiamo parlato abbastanza, ed evince in sintesi tutti quei videogiochi la cui ossatura permette un approccio gratificante e soddisfacente anche per una utenza non particolarmente esperta del mezzo stesso. Per noi del settore e per te, lettore di una certa cultura in quest’ambito, è facile etichettarli come “facilotti” ma forse la loro difficoltà intrinseca non è proprio il primo elemento da valutare. Tralasciando divergenze, è sul secondo elemento che mi voglio soffermare. Infatti un “casual gamer” dovrebbe essere colui il quale gioca a giochi casual. Invece con una nemmeno tanto profonda analisi, vi è facile notare da voi stessi che questa sorta di definizione non è soddisfacente. O meglio, non globale. Ricordo che ai tempi della PS2 e dei vecchi PES, quelli che erano ancora gli incontrastati sovrani della simulazione calcistica, molti miei amici compravano la console Sony solo spinti dalla passione per questo sport. Poi non giocavano ad altro, lasciavano che la console si fondesse di anno in anno con la nuova versione del prodotto. Eppure Pro Evolution Soccer è tutto tranne che un gioco semplice. Bisogna in primis avere una infarinatura riguardo la conoscenza di squadre e atleti. Poi serviva tecnica, costanza, impegno, una ottima manualità che prevede l’uso di quasi tutti i tasti, sia dorsali che frontali. Dunque il giocatore che “casualmente” (o, meglio, con frequenza non elevata) si trovi un qualunque titolo tra le mani, può essere annoverato nella categoria dei casual gamers. Ed ovviamente vale anche il contrario. Se una giovane fanciulla nella sua ludoteca disponesse “solo” di tutti i maggiori esponenti di “titoli non impegnati”, marchiando sul calendario le prossime uscite più rilevanti e passando ore considerevoli davanti Wii Fit o Wii Sports potreste mai dire che la pulzella è una “casualona”? Personalmente non mi sentirei in grado di chiamarla in tal maniera, così come non mi sentirei in grado di circoscrivere questi esponenti alla sola sfera Nintendo. Sicuramente il Wii, come già scritto, nel pad a forma di telecomando permette a chiunque di avvicinarsi, e se ci aggiungiamo anche pedane et simila favorisce un approccio diverso a ciò che si fruisce, appetibile da grandi e piccini poco avvezzi a questo tipo di hobby. Tuttavia attualmente siamo in piena “casualizzazione dell’hardcore”, cioè in soldoni, titoli che tutti riconoscevano (o avrebbero potuto riconoscere) come complessi e sofisticati, riempiti di una natura tanto semplicistica da spiazzare. E’ il caso dell’ultimo Prince of Persia. Siamo passati dai primi capitoli della scorsa generazione di console ricchi di avventura e cattiveria a un titolo che si gioca da solo, eliminando qualsiasi brivido del fallimento e qualunque tipo di richiesta “manuale” o “istintiva” al giocatore. Come? Eliminando il vero fattore decisivo in un gioco, l’unico in grado di valutare la nostra determinazione e il nostro spirito (nonché passione) di fronte a un titolo. Parliamo della morte che negli studi Ubisoft è stata totalmente eliminata. Già solo questo elemento basterebbe a comprendere l’ultima tendenza in atto, se poi aggiungiamo anche la linearità preoccupante in altrettante produzioni comprendiamo che il compromesso scelto tra gioco “casual” e “hardcore” è così esile da non fare altro che frammentare ulteriormente l’utenza compromettendo, nei casi limite, anche i suoi gusti.

 
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DevilChry
view post Posted on 12/7/2011, 20:35     +1   -1




Hai scritto tu tutto ciò?

Ad ogni modo dissento su un paio di questioni:

- e i suoi detrattori, denominati “hardcore gamers”, portatori del vessillo dei giochi che non perdonano inesperienze

Questa frase lascia intendere che l' "Hardcore gamer" sia quel videogiocatore che vuole titoli difficili ed impegnativi. E' un parallelismo semplicemente FALSO!

- ma ciononostante questo non deve essere un pretesto per l’hardcore gamers per puntare il dito contro ogni titolo che non preveda fiotti di sangue e proiettili sonanti.

Questo invece collega il termine "Hardcore gamers" a che cosa? Agli sparatutto. Di rimando si potrebbe pensare che il giocatore hardcore è colui che prediligie gli sparatutto e collegandoci alla frase in precedenza, colui che prediligie gli sparatutto sopratutto se realistici e difficili.

NIENTE DI PIU' FALSO!!

Concordo invece sull'ultima parte dove espandi , tu o chi per te, l'analisi delle 2 categorie. Però ci tengo ad intervenire e a sottolineare che in questa analisi manca la terza categoria di videogiocatori: i Pro gamers!!

Ovvero coloro che rispecchiano i 2 punti che ho criticato in precedenza. Coloro che giocano quasi solamente a sparatutto e a titoli FAMOSI.. ad esempio assassin's creed.

La differenza tra pro gamers e casual gamers è infinitamente flebile, quasi effimera. Potremmo quasi affermare che si tratti della stessa tipologia di persone, anzi, a dirla tutta, il pro gamer di oggi era il casual di ieri e ben poco della sua mentalità è cambiato. Ha trovato una nuova motivazione per videogiocare nell'agonismo , nella violenza , nel realismo grafico ma resta a livello culturale alla strague del casual che videogioca sporadicamente magari assieme alla famiglia.

Sto facendo di tutt'erba un facio, e il mondo non è bianco o nero ma pieno di colori, però a grandi linee e nella quasi totalità dei casi è questa la vera analisi:

- casual gamers: videogiocatori occasionali. "della domenica". Privi di qualunque passione verso il media, prediligono prodotti ben pubblicizzati o dalla bella copertina e non sanno minimamente valutare ciò che comprano.

- Pro gamers: videogiocatori esigenti solo se si tratta di FPS. Ma che comprano in ogni caso tutti gli sparatutto in uscita solo perchè facenti parte di tale genere , ovviamente se ben pubblicizzati. La loro passione non è per il media quanto per l'agonismo portato dal multiplayer e dalla competizione online. La loro cultura videoludica varia da persona a persona ma non si eleva mai troppo dai livelli dei casuals gamers. Nella scorsa generazione avevano la ps2 e giocavano a GTA, PES e need for speed.

- Hardcore gamers: avevano un Dreamcast in casa, hanno giocato e giocano a shenmue, jet set radio, nights into dreams, zelda, chu chu rocket, panzer dragoon, phantasy star online, virtua fighter , out run e tutti gli altri titoli sconosciuti ai pro gamers e ai casual gamers... ah... sono ormai estinti ed essendo una insignificante minoranza non contano niente a livello di mercato, dominato invece da casuals e pro gamers.. di rimando il mercato si è saturato di prodotti scadenti per casuals gamers e di sparatutto tutti simili dedicati ai pro gamers. A salvarsi qualche prodotto ormai famoso che si ripropone di anno in anno riciclando meccaniche di gioco e motore grafico ad esempio: assassin's creed o need for speed.

Call of duty è un gioco da casuals... ops.. pro gamers!!
 
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1 replies since 12/9/2009, 11:26   197 views
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