Videogames & Simulazione

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darinho93
view post Posted on 24/6/2009, 10:36     +1   -1




La ricerca di esperienze ludiche fossero sempre più coinvolgenti e realistiche a portato a sviluppare produzioni che nel corso degli ultimi tempi hanno sempre più adottato il concetto di simulazione applicandolo anche in generi videoludici che inizialmente non potevano certo essere abbinati a questa definizione. Molti giocatori sono entrati subito in questa nuova ottica, tuttavia quando si muovono degli equilibri così delicati vi è sempre un periodo di tempo di adattamento e, soprattutto, non sempre “simulare” porta ad offrire dei contenuti davvero convincenti. Analizziamo ora i principali elementi che negli anni hanno definito un gioco simulativo a partire dai primi simulatori di volo fino ad arrivare al recente periodo.

La simulazione che si vede...
Indubbiamente, osservando a primo impatto un videogame, è noto che all’inizio il primo elemento in grado di proiettare nella nostra mente una parvenza di realismo è essenzialmente l’aspetto grafico. Spesso non si può non restare affascinati dai risultati raggiunti da alcune produzioni ed allo stesso tempo è chiaro che tutto ciò contribuisca in una certa misura ad innescare situazioni di coinvolgimento che siano in grado di avvicinare ad un’esperienza ludica convincente, ma non sarebbe corretto credere che tutto ciò possa essere legato al concetto di simulazione senza prima aver preso in considerazione numerosi altri aspetti. Per sua stessa natura, una simulazione è un modello della realtà che consente di valutare e prevedere lo svolgersi dinamico di una serie di eventi susseguenti all'imposizione di certe condizioni da parte dell'analista o dell'utente.
Nel nostro caso specifico stiamo parlando ovviamente di simulazioni videoludiche, in cui le aspettative sono ben inferiori alla massima applicazione a livello informatico e si riferiscono principalmente alla trasposizione su schermo di molti meno elementi, quali ad esempio il comportamento di individui, veicoli e, solo nel recente periodo, di dinamiche di massa legate a diverse variabili.
Se si pensa ad un videogame, l’intelligenza artificiale appare come un parametro di valutazione imprescindibile per valutare le potenzialità a livello di realismo e i comportamenti dei cosiddetti personaggi gestiti dalla cpu analogamente può avere un peso specifico non indifferente se valutato nell’ottica di un insieme organizzativo quale ad esempio una simulazione sportiva, in cui il gran parte del divertimento si basa sulla corretta applicazione di schemi, indicazioni tattiche e movimenti sul terreno di gioco realistici. In generale comunque, quando ci si deve rapportare con routine troppo orientate verso il basso o, peggio ancora, gestite da una linea di condotta a tratti troppo estremizzata per quanto realistica, il divertimento e lo stesso livello di simulazione tendono inevitabilmente a calare a fronte di meccaniche troppo banali o governate dal caos.
Appare dunque chiaro, approfondendo meglio il concetto di simulazione, che nonostante le possibilità messe a disposizione dai moderni sistemi d’intrattenimento non sia sufficiente una grafica di alto livello per riuscire a ricreare in misura apprezzabile quelle condizioni di realismo necessarie come base. Il tutto si colloca quindi in un’ottica molto più complessa, che generalmente tende a dividere le opinioni dei giocatori ed allo stesso tempo li rende più o meno vicini a determinati modelli. Attraverso l’interazione con un’intelligenza artificiale si può quindi determinare un aspetto, senza dimenticare di prenderne in considerazione altri però, in quanto il comportamento di un soggetto collocato in un mondo virtuale può solo fornire una prima chiave di lettura per comprendere quanto può essere simulativo un gameplay, ma non è che un primo passo verso un’esperienza che potrà essere approfondita e valutata in chiave simulativa solo attraverso un’analisi del genere stesso per cui è richiesto tale livello di simulazione.

…e quella che si sente
Al di là degli aspetti analizzati in precedenza, ancor più che una grafica all’avanguardia, sono ben altri i fattori che spesso decretano che un videogames sia davvero realistico e, proprio in virtù di questo, in grado di fornire un’esperienza ludica simulativa a tutti gli effetti. Prendiamo ad esempio i titoli sportivi, dove l’importanza di comportamenti convincenti in relazione a movimenti degli atleti sul campo e della corretta applicazione leggi della fisica può segnare la differenza tra una produzione di alto livello ed una non altrettanto coinvolgente. Paradossalmente però, questo parametro in sé sconfina anche nei cosiddetti giochi arcade, che per quanto diversi per natura e concezione stessa a livello strutturale, non è detto che debbano offrire necessariamente dinamiche non coerenti con situazioni reali, proprio per il genere videoludico trattato.
In linea di massima, quando si deve operare in tal senso, risiede proprio in un valido engine poligonale il compito di maggiore importanza, in quanto solo attraverso uno sviluppo approfondito di questo aspetto è possibile supportare un valido grado di realismo ed allo stesso tempo abbinare qualità a possibilità.
La gestione delle routine fisiche non è però compito molto semplice da portare a termine con successo e purtroppo non sono rari i casi in cui anche le simulazioni teoricamente più approfondite o i titoli apparentemente governati dal realismo in generale non riescano a riprodurre in maniera coerente le leggi della fisica conosciute, o almeno non pienamente. Vi basti pensare al genere degli action game in generale o degli sparatutto in prima persona, dove grande importanza deve essere data alle collisioni tra elementi poligonali cercando di rendere convincenti tutte quelle relazioni tra elementi che la fisica comporterebbe.
Probabilmente è anche per evitare pericolosi confronti che inspiegabilmente il livello d’interazione di alcuni giochi è molto inferiore alle aspettative, in quanto nonostante i progressi raggiunti grazie alle caratteristiche tecniche delle console più recenti, ancora non si può parlare di un livello simulativo che sia abbinato ad un’estrema coerenza con le leggi della fisica, ma soltanto di modelli che in misura maggiore o minore riescono ad avvicinarsi a questo concetto. La vera esperienza simulativa forse deve quindi ancora arrivare, ma non per questo saremo in grado di riconoscerla quando ci troveremo a dover interagire con gameplay ancor più strutturati, ma rapportati ad un futuro che ancora deve delinearsi a livello videoludico.

Commento Finale
La simulazione ludica perfetta non esiste ancora, o almeno non come la si dovrebbe intendere per concezione. Ciò non toglie però che il realismo sta compiendo passi importanti verso un futuro che si preannuncia ricco di novità e in grado di proporre esperienze ludiche sempre più governate dall’esigenza di offrire esperienze coerenti con la realtà e convincenti. Gli elementi da prendere in considerazione saranno però sempre maggiori, così come maggiori saranno le aspettative dei giocatori, prima di ogni altra cosa a livello di divertimento. Sapranno adattarsi le sofware house? Solo il tempo potrà dirlo.

Fonte
Spaziogame
 
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